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Mamma e Lavoro | Mamme che vengono mandate via in azienda

Chi non ha letto le ultime informazioni estratte dal rapporto annuale ISTAT?

Ben 800.000 donne, con l’arrivo di un figlio, sono state costrette a lasciare il lavoro, perché licenziate o messe nelle condizioni di doversi dimettere. Un fenomeno che colpisce più le giovani generazioni rispetto alle vecchie e che è critico nel mezzogiorno, dove ”pressoche’ la totalita’ delle interruzioni puo’ ricondursi alle dimissioni forzate”. L’allarme e’ contenuto nel rapporto annuale dell’Istat ‘La situazione del paese nel 2010′.

Nel 2008-2009, si legge nel documento, circa 800.000 madri hanno dichiarato che nel corso della loro vita lavorativa sono state messe in condizione di doversi dimettere in occasione o a seguito di una gravidanza. Si tratta dell’8,7% delle madri che lavorano o hanno lavorato in passato e che sono state costrette dalle aziende a lasciare il lavoro, magari firmando al momento dell’assunzione delle ‘dimissioni in bianco’.

La cosa peggiore è che penso sia un numero altamente sottostimato, perchè ci sono tantissimi casi di mamme che non dichiarano le condizioni o le pressioni alle quali sono sottoposte per non parlare dei casi di dimissioni indotte.

L’occupazione femminile rimane stabile nel 2010, ma peggiora la qualità del lavoro e rimane la disparità salariale rispetto ai colleghi uomini (-20%). Cresce inoltre il part time involontario e aumentano le donne sovraistriute. I dati sul mondo del lavoro femminile in Italia sono contenuti nel rapporto annuale dell’Istat ‘La situazione del paese nel 2010′.  Un secondo fattore di peggioramento è dato dalla crescita del part time (+104 mila unita’ rispetto a un anno prima), ”quasi interamente involontaria e concentrata nei comparti di attivita’ tradizionali”.

Un ulteriore aspetto della qualità del lavoro concerne la disparità salariale di genere, che rimane notevole nel 2010. Infatti, la retribuzione netta mensile delle lavoratrici dipendenti e’ in media di 1.077 euro contro i 1.377 euro dei colleghi uomini, in termini relativi circa il 20 per cento in meno. Il divario si dimezza considerando i soli impieghi a tempo pieno (rispettivamente, 1.257 e 1.411 euro).

Cosa aspettiamo a fare massa critica e creare una lobby che dia voce ai problemi, metta in chiaro il nostro livello di professionalità e serietà?

WMI è qui per questo, ma devono essere le mamme a partecipare sempre più numerose per far sentire la loro voce.

Maria

FONTE: LABITALIA