Testimonianze| Marina, da mamma discriminata a professionista per le mamme

Ecco una testimonianza intensa: quella di Marina (aka @Fantamari su Twitter) che ha passato l’esperienza di tantissime donne discriminate in quanto probabili mamme e poi messe da parte perchè in gravidanza.

Marina con coraggio e determinazione (e soprattutto il contributo di un’associazione di e per mamme) è riuscita a trovare la sua dimensione e realizzazione professionale.


La sua testimonianza integrale.

“La mia storia comincia nel 2007: appena laureata in Psicologia ebbi la fortuna sfacciata di trovare lavoro presso una delle più grosse cooperative sociali che operano in Lombardia; si trattava di un contratto a progetto, certo, ma la cosa mi avrebbe permesso di costruirmi una famiglia e di lavorare con i bambini disabili…non potevo proprio sperare di meglio!

Un paio di anni dopo la mia responsabile mi convoca per dirmi che sto facendo proprio un bel lavoro: sia le famiglie dei bambini che ho in carico, sia le scuole in cui sono inserita mi richiedono con insistenza e mandano resoconti positivi sui miei operati.

Per “premiarmi” mi propone una scelta: trasformare il mio contratto a progetto in un contratto a tempo indeterminato a 8,50€ LORDI all’ora, oppure farmi firmare un contratto come consulente libero professionista pagandomi praticamente il doppio.

Tiene a sottolineare che, qualora scegliessi il contratto come consulente, ci potrebbero essere in futuro delle complicazioni qualora volessi fare dei figli perché, frase che non dimenticherò mai, “una mamma deve stare a casa quando i bambini si ammalano, noi dovremmo sostituirla, quindi è più comodo lasciarla direttamente a casa”.

A quei tempi ero sposata da pochissimo, di figli non se ne parlava ancora; scelsi il contratto come consulente per dare un minimo di dignità economica alla mia professione. Nel 2011 nasce mio figlio Gabriele e dal momento in cui dichiaro ufficialmente di essere incinta (7 mese) a che non entro in congedo di maternità (inizio 9 mese) si susseguono chiari segnali del fatto che la mia posizione è diventata assolutamente scomoda: quando devo recarmi a fare esami o il corso pre-parto non sono sostituita a meno che non sia io a chiedere un favore personale alle colleghe (grazie al cielo disponibilissime), la direttrice della scuola elementare in cui seguivo i bambini riceve una telefonata indignata dalla mia responsabile che dichiara di non essere tenuta a sostituirmi dal momento che loro non sapevano nulla della mia gravidanza che, comunque, non era un problema loro.

Gli ultimi tre mesi di lavoro li ho fatti in nero, dal momento che il mio contratto scadeva al 31 dicembre e non mi è stato fatto il rinnovo perché ritenuto inutile “tanto tra tre mesi te ne vai in maternità, non serve a nulla rinnovarlo”. Mio figlio nasce in aprile, concordo con la responsabile di rientrare dalla maternità a settembre in modo da poter ripartire col nuovo anno scolastico; mi viene detto di chiamare a fine luglio per far preparare il contratto. Tutta felice cerco e trovo un nido privato per mio figlio: farò l’inserimento ad agosto per poter riprendere il lavoro a settembre.

Il giorno prima del mio previsto rientro ricevo una mail in cui si dice che vi sono stati tagli nel budget e che i bambini che seguivo non sono più affidati alla cooperativa; di conseguenza posso prolungare la mia maternità e dedicarmi al mio bambino all’infinito, con i migliori auguri per la mia professione futura (ndr. Il giorno dopo mi chiama la mamma di uno dei bambini che seguivo per dirmi che il comune aveva confermato l’appalto alla mia cooperativa e per sapere se, come concordato, sarei ritornata a scuola).

Non posso negare che la cosa non sia stata devastante: una famiglia con un bimbo appena nato e con uno stipendio che salta così all’improvviso…ho pianto, sono stata male, non riuscivo a concentrarmi sulla mia famiglia. Mi sentivo una fallita su tutti i fronti, per fortuna c’è stato chi non si è arreso e ha continuato a dirmi di rialzarmi come madre, come donna e come professionista!

Dopo mesi di speranze infrante perché, quando ai colloqui di lavoro mi chiedevano “ha figli” e io rispondevo “sì, uno di pochi mesi”, vedevo le facce cambiare, le penne annotare in un angolo le parole FIGLIO PICCOLO, nemmeno si trattasse di una malattia venerea, improvvisamente una voce fuori dal coro mi dice “la nostra associazione non ha un’area materno infantile molto sviluppata…se ha qualche buona idea ce la proponga, vediamo che si può fare”.

Un miraggio? No, la voce era quella della dottoressa Andreoli, presidentessa di Associazione Alice Onlus di Milano (www.aliceonlus.org) e io non aspettavo altro che questo: l’opportunità di dimostrare che una mamma può essere anche una professionista!

Lavoro in Associazione Alice da, ormai, un anno e quello che stiamo realizzando è la strutturazione di un’area materno infantile che sia di supporto alle famiglie con bambini dagli 0 ai 10 anni; si chiama BRUCALIFFO, perché nella fiaba di Alice nel paese delle meraviglie (L. Carrol) è il personaggio che aiuta Alice a capire chi sia e a come muoversi nel mondo. Noi proponiamo corsi a genitori e insegnanti per aiutarli a scoprire e consolidare le loro capacità genitoriali e/o educative nel relazionarsi con i più piccoli, lavoriamo perché non si sentano soli, ma sappiano di avere a disposizione una mano sempre tesa e pronta ad afferrare la loro nel momento del bisogno. Proponiamo clinica a prezzi sostenibili, perché sappiamo che, in una realtà in cui non si arriva a fine mese e in cui il servizio pubblico ha attese di oltre un anno, la strada alternativa può essere il rivolgersi a dei professionisti privati, perché quando qualcosa non va nei bambini o nei genitori, non ci si debba trovare di nuovo soli e spaventati. Stiamo anche lavorando per costruire, in collaborazione con una parrocchia di un comune poco fuori Milano, uno spazio mamma-bambino in cui poter incontrare altri genitori e creare una rete di supporto e di amicizia, perché i genitori sono gli esseri più forti e resistenti che siano mai comparsi sul pianeta Terra, ma anche loro hanno dei limiti e non andrebbero né discriminati né abbandonati. Purtroppo non è sempre così.

Per riassumere: da mamma discriminata e svalutata sono diventata una mamma-professionista che lavora per altre mamme, perché, sono convinta che una società possa cambiare solo se le persone al suo interno cominciano a farlo e io, come psicoterapeuta e coordinatrice responsabile di BRUCALIFFO (di Associazione Alice ONLUS), nel mio piccolo, lo sto facendo.

Marina

Grazie Marina e grazie alle associazioni e realtà che sostengono le mamme sia come collaboratrici sia come servizio e sostegno offerto.

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Maria Cimarelli

Working Mothers Italy



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One Response to “Testimonianze| Marina, da mamma discriminata a professionista per le mamme”

  1. Laura says:

    Salve,
    sono una mamma di 36 anni che ad ottobre 2013 ha subito un licenziamento, dopo 16 anni di meritato servizio presso uno studio privato, solo perché “mamma” e quindi figura scomoda da gestire.
    Ho letto l’esperienza di Marina e mi sono rivista in tutto e per tutto.
    Oggi sono 4 mesi che sono disoccupata e questo accresce sempre di più’ il mio senso di frustrazione perché’ qui in Sicilia come in Italia mi sono resa conto che la figura femminile ma soprattutto le madri subiscono una forte duscriminazione.
    Vorrei sapere se a Catania esistono realtà’ lavorative a favore delle madri.
    Grazie e complimenti per quello che fate…ci fate sentire meno sole!
    Saluti.
    Laura